......................la scelta di utilizzare il cartone come materiale per la scultura è casuale.
Infatti dopo aver progettato di costruire in legno il lavoro " Betrilo " è nato il problema di doverlo trasportare, allora ho pensato di utilizzare un materiale leggero , facilmente modellabile e facilmente reperibile.
Oltre a queste caratteristiche il cartone conserva anche un altro significato importante: è un materiale deperibile, essendo usato, manipolato da noi oggi, per ciò rappresenta per me l'uomo e la sua contemporaneità......................
Torsione della natura Indignata
A un primo sguardo la "Torsione della Natura...Indignata" sembra ricordare i maestosi Giganti di Mont 'e Prama: possiede un volto dai lineamenti duri, è imponente in altezza e solennità e, soprattutto, è figlia della stessa terra di Sardegna che, quarantadue anni fa, restituì i Giganti alla sua gente. Eppure, osservando attentamente, non possiamo fare a meno di scorgerne le inevitabili differenze che la riconsegnano al suo tempo. L'opera è composta da numerosi fogli di cartone, di varie forme e dimensioni, stretti da un asse centrale ancorato alla base. Il gigante di cartone è una figura femminile, attorcigliata su se stessa, in cui la rotazione dell'esile busto imprime alla forma un movimento a spirale che apre all'esterno in più direzioni offrendo, a chi guarda, soluzioni visive sempre diverse. La scelta del materiale utilizzato, un materiale povero, di riuso e di facile deperibilità, rivela la fragilità di questa Natura che l'artista ha sfregiato in volto con il fuoco. Come non pensare allora, in parallelo, alla fragilità di ogni donna o di una Madre Terra ferita da abusi di ogni sorta e, ancora, a una Sardegna troppo spesso oltraggiata, attraverso i secoli, e afflitta da mali antichi e moderni. Eppure, attraverso le ferite, emergono dinamicamente risorse e potenzialità. Così l'apparente fragilità nasconde un'anima fiera e indomita che riemerge strato dopo strato, come i millenari Giganti nuragici anni fa, capace di indignarsi, reagire e guardarsi intorno, libera di aprirsi al mondo e di dialogare con esso. La Natura di Loddo è un'opera che racconta tanto della terra dell'artista e allo stesso tempo universale per il messaggio che reca.
Simona Caboni
Cartone, cemento, plexiglas. 11-2016, Torino
BETRILO
Il nome Betrilo deriva dall'unione di due parole:
Betile (o Betilo) e triangolo.
Il Betile è una pietra a cui si attribuisce una funzione sacra in quanto dimora di una divinità celeste, la sua concezione sembra essere strettamente mediterranea e il suo centro primario è Orientale.
Il triangolo nella storia dell'uomo ha una simbologia molto precisa: è legato ai concetti di armonia e proporzione come simboli nel rapporto tra divino e umano.
Sono presenti tracce di questo simbolo già nell'epoca sumerica, mentre ai tempi dell'antico Egitto le piramidi dei faraoni avevano, nella cima, il "Piramidion", posto sulla sommità, era esso stesso una piramide ma non era separato da essa, anzi, ne era l'anima, puntava verso il cielo ma era ben radicato in terra, era l'unione tra il faraone e la divinità.
L'opera "Betrilo" di Marco Loddo, simboleggia la vita dell'uomo, ha una solida base in pietra e cemento come e' solida e stabile la vita umana sin dalle sue origini ed è suddiviso in quattro parti:
nascita - adolescenza - maturità - vecchiaia.
Ognuna di queste quattro parti ha delle caratteristiche fisiche, psichiche ben distinte che si ripetono nella filogenesi dell'uomo.
Le parti sono costituite di cartone: un materiale che non è solido, ma è plastico e flessibile, quindi adattabile, così come noi dobbiamo (o dovremmo) adattarci alle situazioni e alle sfide che quotidianamente la vita ci mette di fronte. Esso è inoltre fragile, come spesso è fragile la vita umana.
I colori predominanti sono tre:
l'ocra rossa: usato sin dai tempi preistorici e simboleggiante la vita
il nero: è assenza di colore, oscurità, simboleggia il passaggio traumatico da una fase all'altra della vita
il bianco: è l'opposto del nero e contiene tutti i colori.
Questi colori uniti alla simbologia delle forme, esprimono il raggiungimento di un nuovo cambiamento e di un nuovo equilibrio.
Sulla cima troviamo il "Piramidion": simboleggia la tensione verso l'infinito, una volontà di avvicinamento verso qualcosa di superiore, il viaggio che ognuno di noi compie nell'arco della vita per raggiungere l'"Obiettivo", il compimento della nostra "missione" di esseri umani, il raggiungimento del nostro potenziale che ci è stato fornito all'inizio della nostra vita e si è solidificato e concretizzato attraverso
le nostre esperienze.
La tensione è verso l'infinito in quanto, per fortuna, il nostro "Obiettivo" non si raggiunge mai: è tensione verso la conoscenza, la quale è insita nell'essere umano. Esso non si raggiunge mai appieno e la spinta verso un significato profondo della vita non si assopisce mai, se non con la nostra morte.
Silvio Loddo
cemento,plexiglas,cartone,gesso, ossidi
06/2016, Cagliari